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Domande&Risposte

 

Per approfondimenti vi consigliamo di visitare la sezione Elettromagnetismo.

Che cosa si intende per elettrosmog e quali apparecchiature lo generano?

Il termine elettrosmog è entrato nell’uso comune per indicare la presenza di campi elettromagnetici nell'atmosfera. Ogni corpo con temperatura diversa dallo zero assoluto (-273° C), e quindi anche il corpo umano e anche la terra, emette una radiazione elettromagnetica che dipende dalla temperatura a cui si trova. Pertanto, esiste un fondo elettromagnetico naturale. L'introduzione di sorgenti elettromagnetiche artificiali non ha fatto altro che innalzare questo fondo naturale che ha assunto, per il pensare comune, un’accezione negativa, da cui il termine elettrosmog.

Qualsiasi elettrodomestico (sia esso alimentato dalla rete elettrica o da comuni pile), un'installazione per telefonia cellulare, un trasmettitore radiotelevisivo, un qualunque cavo attraversato da corrente, ecc…, produce un campo elettromagnetico (principalmente alle relative frequenze di funzionamento) contribuendo così ad un innalzamento del livello di fondo elettromagnetico.

 

Cos’è un campo elettromagnetico?

Il campo elettromagnetico è un’entità fisica che rende conto delle interazioni tra cariche elettriche. In particolare, il campo elettrico (E) rappresenta la forza che agisce su una carica elettrica di valore unitario; esso può essere considerato come la rappresentazione delle proprietà di un ambiente in relazione alla presenza di cariche elettriche. La sua intensità si misura in Volt per metro (V/m). In modo analogo, il campo magnetico (H) rappresenta la forza che agisce su oggetti in movimento dotati di carica elettrica, o sui magneti; si misura in Ampére per metro (A/m). Sia E che H sono vettori, ovvero sono grandezze che per essere completamente definite necessitano di un numero (l’intensità), di una direzione e di un verso.

Quando E ed H variano nel tempo, risultano legati l’uno all’altro. Per questo, in tale caso, si parla di campo elettromagnetico. I campi elettromagnetici sono stati studiati fin dall’ottocento; in particolare, Hertz dimostrò sperimentalmente la propagazione, alla velocità della luce, del campo elettromagnetico nello spazio, a partire dalla sorgente che lo irradia. Marconi dimostrò che tale propagazione poteva essere utilizzata per trasportare informazione.

 

Che cosa si intende per frequenza di un campo elettromagnetico?

Alla variazione temporale dell’ampiezza del campo elettromagnetico si associa il concetto di frequenza (f). Nel caso semplice in cui, fissato un punto dello spazio, il campo in quel punto vari nel tempo con un andamento sinusoidale, allora la frequenza del campo corrisponde al numero di cicli che il campo compie in un secondo. La frequenza si misura in Hertz (Hz).

 

Che differenza esiste tra alte e basse frequenze?

I campi a bassa frequenza (Extremely Low Frequency, ELF) sono caratterizzati dal fatto di poter considerare separatamente il campo elettrico e il campo magnetico. Essi hanno una frequenza minore di 3kHz (3x103 Hz). I campi ad alta frequenza sono usualmente caratterizzati da una semplice dipendenza tra campo elettrico e magnetico. Inoltre, al contrario dei campi a bassa frequenza, possono essere facilmente radiati da strutture di dimensioni finite. Hanno una frequenza maggiore di 3kHz (3x103 Hz).

Esempi di campi a bassa frequenza sono quelli associati alle linee ad alta tensione ed agli elettrodomestici in genere. Esempi di campi ad alta frequenza sono quelli generati dai radar, dai telefonini, dai forni a microonde…

 

Qual è la differenza tra radiazioni ionizzanti e non-ionizzanti?

La parte più piccola di ogni elemento è l’atomo, il quale è costituito da un nucleo centrale e da un numero di elettroni che orbitano intorno al nucleo stesso. Una radiazione ionizzante ha un’energia associata tale da estrarre un elettrone dalla sua orbita. Di conseguenza una radiazione non-ionizzante ha una energia associata minore di 10 eV.

L’energia associata ad una radiazione è proporzionale ad una costante (h= costante di Planck) e alla frequenza della radiazione (Energia = hf) quindi aumenta all’aumentare della frequenza stessa. Attraverso questa semplice relazione si arriva a calcolare la frequenza di confine tra le radiazioni ionizzanti e non, la quale risulta essere 2.42x1015 Hz (vd tabella).

Tabella descrittiva del legame tra i campi, la loro frequenza e l’energia di ionizzazione associata.

Tipo di radiazione Frequenza (Hz) Energia associata (eV)
Basse frequenze (ELF) < 3x103 < 12.39x10-12
UHF (trasmissioni televisive e radio private) 7x108 2.88x10-6
TACS, GSM 9x108 3.72x10-6
DUAL BAND 9x108/18x108 3.72x10-6/7.43x10-6
Microonde, radar 1010 4.12x10-5
Onde millimetriche 3x1011 1.24x10-3
Luce Visibile 6x1014 2.47
UV ionizzante 1016 41.2
Raggi- X 1018 4120
Raggi-X penetranti 1020 4.12x106

 

I cellulari e le antenne radiobase producono radiazioni elettromagnetiche?

Sì. I cellulari e le antenne radiobase emettono campi elettromagnetici alle relative frequenze di funzionamento che per i sistemi cellulari sono 900 o 1800 MHz.

 

La radiazione dei cellulari è dello stesso tipo di quella dei raggi X?

Entrambe sono radiazioni elettromagnetiche, così come la luce, ma con caratteristiche piuttosto diverse. La differenza sostanziale tra le radiazioni dei cellulari e quelle dei raggi X è che le prime sono non-ionizzanti mentre le seconde lo sono. Considerando che una radiazione si dice o meno ionizzante in base al valore dell’energia associata (il limite è di circa 10 eV), la quale è proporzionale alla sua frequenza, un criterio di discriminazione è proprio la frequenza delle due radiazioni.

La frequenza del campo emesso da un cellulare è 900 MHz (9x108 Hz); nel caso dei DUAL-BAND è presente una seconda frequenza a 1800 MHz (18x108 Hz). La frequenza associata ai raggi X è di 1018 Hz, che è circa un miliardo di volte superiore a quella associata ad un cellulare. Corrispondentemente, l’energia associata ai raggi X è pari a 4120 eV, ed è circa un miliardo di volte superiore a quella associata ai campi elettromagnetici emessi dai telefoni cellulari (pari a circa 8 x 10-6 eV).

 

I campi elettromagnetici emessi dai cellulari sono dello stesso tipo di quelli associati alle linee ad alta tensione?

In entrambi i casi si parla di campi elettromagnetici, ma con caratteristiche piuttosto diverse. La differenza sostanziale tra i campi emessi dai cellulari e quelli associati alle linee ad alta tensione è nella loro frequenza. Alle linee ad alta tensione sono associati un campo elettrico e uno magnetico alla frequenza di 50 Hz, quindi a bassa frequenza. I cellulari emettono un campo elettromagnetico a 900 MHz (9x108 Hz), nel caso dei DUAL-BAND è presente una seconda frequenza a 1800 MHz (18x108 Hz), quindi emettono ad alta frequenza.

 

Quali sono le differenze esistenti tra TACS, GSM e DUAL BAND?

Il TACS costituisce il sistema cellulare di prima generazione ed è a carattere nazionale. E’ prevalentemente dedicato alla trasmissione del segnale vocale. La frequenza a cui opera è 900 MHz. Il GSM è invece un sistema di seconda generazione; ha carattere continentale e offre, oltre al servizio di fonia (voce), anche servizi dati (fax, internet). La frequenza a cui opera è 900 MHz. Il GSM "dual band" è stato attivato in Europa, data la necessità di soddisfare un numero di abbonati sempre crescente. Esso è un’evoluzione del GSM a 900 MHz che permette di utilizzare anche altri canali di trasmissione a frequenze più elevate cioè 1800 MHz.

 

Fabbricheranno mai un cellulare schermato?

Non è possibile pensare ad un cellulare schermato, in quanto per trasmettere un cellulare deve irradiare energia. Comunque, la ricerca sta arrivando a mettere a punto soluzioni per diminuire l’emissione di onde verso la testa dell’utente e dirigerle verso la stazione base, migliorando le prestazioni del telefono. Allo stesso modo, per esempio, si può arrivare a produrre automobili che percorrono sempre più chilometri a parità di consumo, ma è pur vero che qualsiasi automobile per funzionare avrà sempre bisogno di carburante.

 

E’ vero che è consigliabile tenere l’antenna del cellulare alzata durante la conversazione?

Sì. Dimensioni e posizione dell’antenna del telefono cellulare non sono casuali, ma sono studiate al fine di ottenere le migliori prestazioni in termini di qualità del collegamento radio. Estrarre l’antenna dei telefonini a ciò predisposti migliora le prestazioni dell’antenna, pertanto il telefonino ha bisogno di minore potenza per comunicare

 

E’ vero che nella zona sottostante un’antenna di unità base non sono presenti campi elettromagnetici?

Sono presenti campi elettromagnetici ma trascurabili. Infatti, le antenne presenti nelle stazioni radiobase presentano una certa direttività ovvero, la potenza da esse irradiata è concentrata in maggior parte in direzione frontale al pannello d'antenna (direzione di massimo) e va via via riducendosi allontanandosi da tale direzione.

Conseguenza di ciò è che il campo elettromagnetico in zone sottostanti l'antenna, così come dietro al pannello stesso, è trascurabile. Inoltre, il campo che penetra all’interno delle abitazioni risulta ulteriormente diminuito (attenuato) dal passaggio attraverso le strutture dell’edificio

 

Moltiplicando le stazioni radiobase, i livelli di campo diminuiscono?

Sì. Quando un gestore aumenta il numero di stazioni radiobase riduce l'area di copertura di una singola stazione, ovvero il percorso che il segnale radio deve compiere per collegare l’antenna radiobase ed il generico telefono cellulare, e ciò produce un duplice vantaggio:

 

Quali sono i livelli di campo associati alle antenne per la diffusione del segnale dei telefoni cellulari?

Dipende dai casi. Comunque, i livelli di campo elettrico, dovuti a tali antenne, in aree accessibili alla popolazione, devono essere minori del limite massimo imposto dalla legge, cioè 20 V/m.

Generalmente le antenne sono collocate in zone difficilmente accessibili alla popolazione e sono direttive ovvero la potenza da esse irradiata è concentrata in maggior parte in direzione frontale al pannello d'antenna (direzione di massimo). Dove tale limite viene superato, come può avvenire vicino all’antenna di fronte al pannello (direzione di massimo), viene definito un volume di rispetto all’interno del quale si impedisce l’accesso della popolazione. Tale zona ha comunque dimensioni di pochi metri.

 

A chi devo rivolgermi per controllare se l’unità radiobase è conforme alle normative vigenti?

Tutte le nuove stazioni radiobase sono installate nel rispetto della recente legge n°381 del 3 novembre 1998 operativa dal 3 gennaio 1999. Gli operatori sono in grado di effettuare il calcolo delle dimensioni del volume di rispetto all’interno del quale i limiti di legge sono superati. All’interno di questo volume è vietato l’accesso alla popolazione. Se nell’installazione di una stazione radiobase non sono evidenziate zone di questo tipo vuol dire che negli spazi utilizzabili la legge è pienamente rispettata. La documentazione per i nuovi impianti contiene in allegato la certificazione del rispetto di tali normative. Per una verifica del rispetto di tali norme ci si può rivolgere a enti pubblici quali ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente), ASL/USL, PMP (Presìdi Multizonali di Prevenzione).

 

Quali sono le normative della regione, dello Stato relative alle emissioni elettromagnetiche?

Negli anni passati alcune Regioni hanno promulgato leggi relative all’inquinamento elettromagnetico. Attualmente è in vigore una legge nazionale relativa alle stazioni radiobase e ai trasmettitori radiotelevisivi che fissa limiti relativi a tutto il territorio nazionale (n°381 del 3 novembre 1998 operativa dal 3 gennaio 1999). Il valore di campo elettrico massimo alle frequenze di interesse della telefonia mobile è fissato a 20 V/m, valore inferiore ai livelli previsti dalle norme internazionali ed europee. Inoltre in ambienti dove è prevista la permanenza di soggetti per un periodo superiore alle quattro ore, la legge fissa un valore indicativo di qualità di 6 V/m. Da evidenziare, inoltre, che una riduzione di campo elettrico alla metà corrisponde alla riduzione della potenza ad un quarto e che quindi l’ulteriore riduzione a 6 V/m corrisponde a ridurre la potenza di 10 volte. A 1800 MHz le normative europee prevedono un valore intorno a 60 V/m, la riduzione a 6 V/m equivale a ridurre la potenza di 100 volte rispetto ai limiti di sicurezza previsti dalle normative europee.

 

Quali sono le distanze di sicurezza dai telefoni cellulari, e dalle unità radiobase?

Per quanto riguarda i telefoni cellulari, la distanza dall’utente è imposta dalle caratteristiche d’uso del telefono. E’ opportuno che l’antenna, nei telefoni in cui questo è previsto, sia estratta durante la conversazione. Nei telefoni cellulari più recenti, la geometria è studiata in modo tale da minimizzare l’emissione verso la testa, in quanto rappresenta un’emissione che non può essere ben sfruttata per la comunicazione.

Una persona che si trovi nelle vicinanze dell’utente è esposta a campi in genere già molto ridotti (come riferimento possiamo dire che si riducono dell’ordine di 100 volte per una distanza di circa 30 cm).

Per quanto riguarda le stazioni radiobase, esistono dei criteri di buona costruzione che impediscono l’avvicinamento alle antenne al di qua di una zona di rispetto che viene calcolata sulla base delle caratteristiche dell’antenna stessa (queste distanze sono dell’ordine di qualche metro).

 

I cellulari senza antenna estraibile sono maggiormente nocivi di quelli con l’antenna estraibile?

No. Posizione, dimensione e forma dell'antenna dei telefonini cellulari non sono casuali. Estrarre l’antenna dei telefonini a ciò predisposti migliora le prestazioni dell’antenna, pertanto il telefonino ha bisogno di minore potenza per comunicare Se un telefonino non prevede l’estrazione dell’antenna vuole dire che il collegamento migliore lo si ottiene in quel modo.

 

Se abito all’ultimo piano di un edificio, sul tetto del quale è stata installata un’antenna radiobase, è pericoloso?

Non vi è una pericolosità specifica perché il campo sottostante all’antenna è molto basso. Inoltre, il campo che penetra all’interno dell’abitazione risulta ulteriormente diminuito (attenuato) dal passaggio attraverso le strutture dell’edificio.

 

E’ vero che una stazione radiobase è meno dannosa se istallata sul mio palazzo che sul palazzo attiguo?

Non è il caso di parlare di danno, ma di livelli di campo elettromagnetico. Il criterio con il quale si istallano le antenne è quello di porle nei punti più alti in modo che possa meglio coprire il territorio e non incontri ostacoli nel suo cammino. Se un’antenna viene istallata su un palazzo in modo che un appartamento di un palazzo attiguo si trovi nella direzione di emissione dell’unità radiobase, i valori di campo presenti nell’abitazione sono forse più elevati di quelli che si hanno sotto l’antenna, ma devono comunque rispettare la legge italiana.

 

Le parabole sono pericolose?

No. Infatti, le parabole per ricevere la TV satellitare, che solitamente si vedono montate su terrazzi privati, sono esclusivamente per la ricezione e come tali si limitano a captare campi elettromagnetici di ridottissima intensità provenienti dai satelliti e già presenti nell'atmosfera indipendentemente da qualsiasi parabola.

Le parabole dei ponti radio sono invece utilizzate anche per la trasmissione e sono progettate per collegare due punti lontani nello spazio. Per questo possiedono un'elevata direttività ovvero, come un fascio di luce laser, tutta la potenza è irradiata nella direzione del punto da raggiungere e mai contro un edificio. Quindi, anche se le potenze di trasmissione delle parabole dei ponti radio sono superiori a quelle delle stazioni radiobase per la telefonia cellulare, sicuramente non coinvolgono zone accessibili alla popolazione.

 

I cellulari/le unità radiobase possono causare problemi ai portatori di pace-maker?

La presenza di un’unità radiobase nei pressi dell’abitazione di un portatore di pace maker non è in grado di causare nessun tipo di problema.

Per quanto riguarda i telefoni cellulari, esistono studi che evidenziano una possibile interferenza dei campi elettromagnetici con i pace-maker. Tuttavia, per la maggioranza dei telefoni attualmente in uso non vi sono problemi in questo senso, purché si abbia l’avvertenza di non tenere il telefono in vicinanza diretta al pace-maker. Una buona regola è attenersi alle istruzioni d’uso del cellulare, dove ai portatori di pace-maker viene suggerito di tenerlo ad una distanza dal pace-maker superiore ai 10-15 cm: ad esempio non tenere il cellulare nel taschino della giacca, vicino al dispositivo.

 

Che si intende per interferenza tra sistemi elettronici?

Si può collegare il concetto di interferenza a quello dell’entrare in comunicazione: affinché ciò accada due soggetti si devono trovare nelle stesse condizioni di azione (es. due persone interagiscono tra loro se si trovano nella stessa stanza e parlano la stessa lingua). Riportando questo concetto nell’elettromagnetismo, due apparati elettronici possono interferire tra loro nel caso in cui si verifichi un accoppiamento tra i due apparati ovvero quando la presenza del campo emesso dal primo vada a falsare l’informazione che l’altro deve ricevere. Ciò può avvenire o se vengono ad essere modificate le condizioni di lavoro di un apparato oppure se il campo emesso viene ‘sentito’ dall’apparato stesso (es. nell’interferenza tra telefonini e pace-maker, il sensore del pace-maker registra la presenza del campo come un segnale di pericolo dal corpo).

 

Le onde radio prodotte da una stazione radiobase possono interferire con il funzionamento di elettrodomestici, dell’elettronica dell’auto, e altro?

Si. Il campo prodotto da una stazione radiobase o da un telefonino può interferire con tutti quegli apparati elettronici nei quali sia presente qualche circuito in grado di interagire con il campo emesso. Esempi di apparati elettronici con cui possono interferire i telefonini sono la televisione, la radio e la strumentazione di bordo dell’aereo (in modo particolare in fase di decollo e di atterraggio).

(Informazioni tratte dal sito http://www.elettra2000.it)